lunedì 29 settembre 2014

La magia del Phoenix See di Dortmund: un lago al posto delle acciaierie

Il Phoenix See si trova nella zona meridionale di Dortmund, nel delizioso quartiere di Hörde, un tempo cittadina autonoma e dal 1929 inglobato nella città. E' uno dei più grandiosi esempi europei di riqualificazione di un'area ex-industriale. Nella Rühr non sono poche le aree che, deindustrializzate, sono state recuperate a nuova vita e trasformate in zone residenziali o in grandi parchi, basti pensare al Parco di Duisburg-Nord, firmato dall'architetto paesaggista Peter Latz, lo stesso che ha contribuito alla progettazione del Parco Dora di Torino, anche lui post-industriale.

 

A Dortmund si è fatta una scelta originale. Sull'area che un tempo era occupata dagli impianti siderurgici della Thyssen, sorge oggi un grande lago, il Phoenix See. Per realizzarlo è stata necessaria una decina di anni. Nel 2001, dopo ben 160 anni, la Thyssen ha detto addio alle sue industria di Hörde, nel 2005 sono iniziati i lavori di riqualificazione, gestiti dalla Stadtwerke. Prima le grandi bonifiche, con numeri incredibili: 2,5 milioni di terra spostata e 420mila metri cubi di cemento armato. Quindi, cinque anni dopo, il 1° ottobre del 2010, l'inondazione e la nascita del Phoenix See e, nel 2011, la restituzione dell'area a Dortmund (ma i lavori, nei suoi dintorni, proseguono e numerose gru sono lì, a testimoniare l'euforia costruttiva portata dal lago).

 

In questi tre anni il lago è diventato una delle grandi attrazioni del tempo libero della città. Una delle cose da vedere a Dortmund, insieme al Westfalenstadion del Borussia Dortmund (e della mitica semifinale Germania-Italia del Mondiale di Calcio del 2006), al Westfalen Park e al Museo della Birra. Lungo 1,2 km e largo 320, con una superficie di acque di oltre 24 ettari e una profondità che non supera i 4 metri, è una delle superfici lacustri cittadine più grandi della Germania. Nelle sue acque sono permessi numerosi sport nautici, meno, ovviamente, il nuoto, severamente proibito. Ci sono spesso gare e corsi di vela, che attirano centinaia di persone. Lungo le sue rive ci sono piste per biciclette e per i pedoni (il perimetro completo del lago è poco più di 3 km); le piste ciclabili collegano il lago, attraverso percorsi sopraelevati, anche al Westfalien Park, più a ovest, dove si trova la Fernsehturm Florian, da cui si gode del miglior panorama sulla città ex industriale. A distanze regolari ci sono piccole piattaforme-belvedere, dotate di panchine, in cui rilassarsi e godersi la vista sul lago. Ma il Phoenix See non è solo svago e attività all'aperto.

 

Con il tempo sono arrivati numerosi animali, sulle tre piccole isole che affiorano in superficie ci sono abbondanti canneti, che ospitano nidi di uccelli migratori. E' il ciclo della vita e della natura che riprende, incurante del passato industrial-siderurgico dell'area. Lungo la riva orientale, si stanno costruendo villette unifamiliari dalle grandi vetrate e di architettura sobria e nordica, che ambiscono a trasformare Hörde in una zona trendy. Di fatto, anche le case nei dintorni nel lago, tante signorili e ottocentesche, si stanno ristrutturando e si stanno rivalutando. Il lago sta cambiando il mercato immobiliare del quartiere e il suo stile di vita. Nei nuovi edifici costruiti a occidente, accanto al fascinosissimo Hörder Burg, un castello di origini medievali con torri che ricordano le fiabe, ci sono ristoranti, bar, gelaterie e locali, diventati un punto di ritrovo delle giovani famiglie (i bambini possono correre e giocare nella piazzetta pedonale, senza alcun pericolo, e per loro c'è anche, a poca distanza, un'area giochi attrezzata). L'atmosfera è davvero piacevole e rilassante e la gita si può concludere con una passeggiata nel centro storico di Hörde, a poche centinaia di metri: le casette ottocentesche hanno colori chiari, le pasticcerie e i bar invitano a sedersi, ancora una volta all'aperto, le vie pedonali fanno pensare allo shopping. La Hermannstrasse, la via principale e pedonale, termina in una piazza in cui si trova anche la fermata della metropolitana, Hörde: la linea U41 collega direttamente con il centro di Dortmund e con la Hauptbanhof, la stazione centrale. Poco più avanti c'è anche la stazione ferroviaria di Hörde, che garantisce i collegamenti sia con la Hauptbanhof che con la cintura meridionale della città.


 


#nonpartosenza: le 5 cose indispensabili per ogni viaggio

Tra i travel bloggers, su Twitter, impazza l'hashtag #nonpartosenza, lanciato da Silvia di Trippando. Quali sono le 5 cose indispensabil da mettere in valigia, senza le quali non partite? Mentre ci pensate, posto le mie (e se volete condividere le vostre, ricordate l'hastag, #non partosenza!).

Non parto senza:

- il notebook. Un po' per lavoro, un po' per abitudine, uso moltissimo il computer e non mi immagino un viaggio senza skype, senza la possibilità di aggiornare i miei blog, senza repubblica.it, senza elmundo.es, i miei punti di riferimento per essere sempre aggiornata. E' da tempo che prenoto gli alberghi e affitto le case in base alle disponibilità wifi; mi basta leggere in una recensione secondo la quale il wifi è insufficiente per eliminare la struttura 'incriminata' dalla lista delle candidate.

- lo smartphone. Viaggio spesso da sola, perché preferisco fare quello che voglio e prendermi i tempi che mi piacciono piuttosto che sottostare ai desideri di gruppo (brutte esperienze intorno ai vent'anni che hanno insegnato che l'amicizia è una cosa, viaggiare insieme un'altra). Dunque lo smartphone è indispensabile per assicurare che è tutto ok, che il volo è andato bene e per dire ti voglio bene (o sentirselo dire!).

- la macchina fotografica. Mi piace fare foto da sempre e non c'è viaggio che abbia fatto di cui non abbia ricordi fotografici, su pellicola a su memoria SDHC. Ho la macchina fotografica sempre in borsa, anche quando giro nella mia città e devo andare a un appuntamento di lavoro... Inimmaginabile viaggiare senza di lei: c'era da prima di notebook e smartphone, ci sarà anche dopo!

- gli occhiali da sole. Potrei viaggiare senza occhiali da vista (e sono piuttosto miope!), ma mai senza occhiali da sole. Sono una delle mie passioni, mi infastidisce la luce troppo forte, anche nelle giornate grigie e invernali. Non avere gli occhiali da sole dietro è cosa capace di rovinarmi la giornata (o il viaggio), tanto che, essendo già uscita di casa, se li ho dimenticati torno indietro a prenderli.

- il disco blu della Nivea. Non sono aficionada delle creme idratanti e/o di bellezza, per incostanza e dimenticanze. L'unica crema irrinunciabile, che uso quotidianamente e la cui assenza potrebbe rovinarmi la giornata, è la classica crema Nivea, in disco blu: ho comprato la confezione piccola appositamente. Ryanair non ha niente da obiettare.

- il rossetto rosso. Mi piace, lo uso e lo porto sempre con me. Il che non vieta di comprarne altri , anche di altri colori, nelle città che visito: prima di scoprire Kiko, a Madrid, usavo soprattutto rossetti comprati in Germania!

Queste sono le cose indispensabili con cui viaggio, sia quale sia la durata del viaggio. Il resto, siano auricolari, block-notes, biro o make-up, sono facilmente reperibili, quindi dimenticarli a casa non sarebbe una tragedia.



sabato 27 settembre 2014

Un itinerario a Cuneo, capitale della Granda e della Resistenza

Cuneo affascina il visitatore sin dall'arrivo, sia in treno che in auto. Posta su un altopiano, alla confluenza del Gesso con la Stura di Demonte, si raggiunge attraverso lo spettacolare ponte Soleri, che la collega alla Pianura Padana, attraversando la vallata della Stura; da un lato la Pianura, la Provincia Granda, che si perde verso l'orizzonte; dall'altro le Alpi, altissime e quasi incombenti sulla città; di fronte Cuneo, immersa in un verde inaspettato, con i suoi campanili e le sue torri. All'uscita dalla Stazione Ferroviaria, la città Medaglia d'Oro al Valor Militare fa la sua prima apparizione, con un monumento a cinque vittime del fascismo, fucilate nel 1944 lì, nella piazza che oggi si chiama della Libertà. Ci sono altri monumenti ai Caduti per la Libertà, in giro per la città. L'omaggio più importante è piazza Galimberti, una grandiosa piazza di stile neoclassico, che ricorda vagamente le eleganti piazze torinesi e che è il salotto cittadino: porta il nome di Duccio Galimberti, uno degli eroi della Resistenza italiana, che, con un appassionato discorso, dal balcone di casa sua, nella piazza che porta oggi il suo nome, spinse i cuneesi a resistere al fascismo; casa Galimberti è oggi un Museo, con un Archivio che testimonia il coraggio della famiglia e della città.


Piazza Galimberti è il punto di ritrovo più importante di Cuneo; è anche la piazza del mercato, che si tiene ogni martedì e che è famoso anche nella vicina Francia (il francese è lingua che si ascolta frequentemente, passeggiando in città). Al centro della piazza c'è il monumento a Giuseppe Barbaroux, circondato da aiuole e panchine, su cui prendono il sole gli anziani e le mamme con i bambini; sotto i portici della piazza, negozi eleganti, bar e ristoranti. I portici sono una caratteristica di Cuneo: sono un'eredità dell'impianto medievale, come si può vedere nella deliziosa via Roma, l'arteria principale della città antica, ma sono stati ripresi anche in corso Nizza, la via che divide in due la Cuneo moderna, e in corso Giolitti, che conduce alla Stazione.


Sotto i portici di via Roma si respira un'atmosfera di altri tempi. I negozi hanno spesso insegne e vetrine antiche e lignee; propongono prodotti che sanno di buono, di genuino, di locale; i toni sono rassicuranti, da rapporti personali non ancora intaccati dalla freddezza delle grandi multinazionali; ci sono il pane montanaro, le tortine caserecce, le boutique e le decorazioni per la casa raccontati con cortesia piemontese. Si mescolano i profumi del pane e dei dolci, mentre si passeggia sotto questi portici, spesso molto bassi, di laterizi e con volte a crociera, con le arcate ogivali dell'architettura gotica. Lungo via Roma ci sono l'imponente Cattedrale di Santa Maria del Bosco, che con le sue alte colonne corinzie spezza l'uniformità della via, e il Municipio, che conserva al suo interno numerosi affreschi settecenteschi e una bella copia in rame di un'auto Ceirano 1903 (i fratelli Ceirano, che a Torino furono tra i primi a disegnare automobili, erano cuneesi). Davanti al Municipio c'è la Torre Civica, la torre più alta della città, costruita nel XIV secolo, da cui, nelle giornate più limpide si possono vedere le Langhe e le cime più lontane delle Alpi (persino il Monte Rosa!); poco più avanti la chiesa di Sant'Alfonso, con un imponente facciata barocca.

 


Il barocco torna spesso nel centro storico di Cuneo: il Palazzo Audiffredi, nella deliziosa piazzetta omonima, la chiesa di Santa Croce, nell'omonima via, la chiesa di Santa Maria. Tutte sorprendenti per le eleganti decorazioni interne. Da non perdere anche la chiesa di San Francesco, di impianto gotico e con storia tormentata, nella piazza Virginio, che conserva anche una bella struttura in acciaio per il mercato.

L'atmosfera d'altri tempi si ritrova anche in Contrada di Mondovì, una via davvero consigliabile per i portici, per i negozi di antiquari, per il silenzio e per l'architettura medievale: qui si trovano anche la Sinagoga e la chiesa barocca di San Sebastiano. La sorpresa che toglie il fiato, però, è quando si arriva sul Lungogesso: di fronte si hanno le colline della Granda e le spettacolari vette alpine, su cui domina la Bisaglia, grandiosa montagna a due punte. Da qui, se si prende il Viale degli Angeli, passeggiata prediletta dei cuneesi, soprattutto nel finesettimana, si arriva fino al Santuario degli Angeli, in cui riposano Duccio Galimberti e la sua famiglia. E' uno dei luoghi di culto più cari ai cuneesi e la vista sulle Alpi, nelle giornate più limpide, toglie il fiato. Non so perché viene voglia di vederlo sotto la neve ed è un'ottima ragione per tornare a Cuneo.

Per informazioni su una vacanza a Cuneo e nella sua Provincia, c'è l'ottimo sito dell'ATL, www.cuneoholiday.com; in città l'ufficio del turismo è in via Vittorio Amedeo II 8a: il personale è davvero gentilissimo e molto disponibile a soddisfare tutte le vostre curiosità.



giovedì 25 settembre 2014

Piccola guida di Villa Adriana, a Tivoli: cosa vedere, dal Canopo alle Memorie

Se siete in vacanza a Roma, per qualche giorno, tra le escursioni possibili, non dimenticate Villa Adriana, a Tivoli. E' uno dei siti archeologici di maggiore fascino dell'intera romanità e meriterebbe davvero molta più attenzione da parte dei viaggiatori, per le suggestioni architettoniche e letterarie.

Raggiungere la Villa da Roma è relativamente facile, anche con i mezzi di trasporto pubblico, che sono decisamente consigliabili. Basta raggiungere la fermata Ponte Mammolo della linea B della metropolitana e prendere poi l'autobus CoTral per Tivoli, via Prenestina; la fermata Villa Adriana è a soli 300 metri dal sito archeologico (gli orari degli autobus sono su http://www.cotralspa.it). Per visitarla prendetevi tranquillamente una mezza giornata molto abbondante (meglio dalla mattina fino al primo pomeriggio). Il sito archeologico si stende su un'area piuttosto vasta e qui vi suggerisco cosa vedere, per avere un'idea della Villa e del suo significato nella cultura e nell'architettura romana. Prima, però, un paio di consigli.

Cercate di visitare Villa Adriana avendo letto Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar; il libro introduce nella cultura romana, in quell'età in cui 'gli antichi dei non c'erano più e il nuovo Dio non si era ancora affermato e l'uomo era da solo, davanti a se stesso', dà voce a una straordinaria figura di uomo, l'imperatore Adriano, ovviamente romanzato, ma perfetta sintesi delle inquietudini delle classi colte del suo tempo. Avendo letto il libro, si apprezza di più, muovendosi nei resti della sua villa, il senso della sua passione per i viaggi, per l'architettura, e la sua stessa idea di bello e di Roma. L'uomo che secondo Marguerite Yourcenar "si sentiva responsabile della bellezza del mondo", cercò di riprodurre a Tivoli, nella sua Villa, parte della bellezza che aveva ammirato nelle regioni dell'Impero, attraverso le quali aveva viaggiato instancabile. L'altro consiglio che posso darvi è di visitare la Villa avendo un'idea dell'architettura romana: il complesso di Tivoli è la sua summa, è una testimonianza di quanto avesse il controllo delle linee curve e sapesse utilizzare la duttilità del calcestruzzo per realizzare coperture e piante dalle forme sempre più ardite. Basti pensare al Pantheon, anch'esso di età adrianea, o al Tempio di Minerva Medica, nei pressi della Stazione Termini, a Roma, appena successivo. Pensate che con il crollo dell'Impero Romano e del sapere della cultura latina, causa invasioni barbariche, si dovettero aspettare Filippo Brunelleschi e il Duomo di Firenze, nel XV secolo, per tornare a sperimentare la linea curva e le cupole ardite.

La visita a Villa Adriana inizia nel Pecile, uno dei vari padiglioni che, secondo la tradizione, Adriano fece costruire in ricordo dei monumenti visitati, in questo caso la stoà Pecile di Atene, un lungo edificio porticato in cui si tenevano riunioni pubbliche; l'omologo di Villa Adriana era un grandioso edificio rettangolare, che sul lato corto occidentale, verso la campagna romana (ammirate il panorama!), era dotato di robusti terrapieni per superare il dislivello; sul lato lungo settentrionale c'era un doppio portico di cui rimane oggi solo il muro di spina, attraverso il quale si entra nel complesso archeologico (ancora oggi si può ammirare la perfezione della tecnica costruttiva, davvero ammirevole). Il Pecile smista i visitatori verso le due principali aree della Villa.

Possiamo scegliere di andare nella Sala dei Filosofi, un'ampia sala caratterizzata da una grande abside con varie nicchie, in cui trovavano posto, probabilmente, statue della Famiglia Imperiale. La Sala dà accesso a una delle strutture più famose e più originali della villa, il Teatro Marittimo. Si tratta di un singolare edificio rotondo, con al centro un'isola, anch'essa rotonda, circondata da un anello d'acqua e da un portico; nell'isola, non visitabile, ma apprezzabile dal porticato, Adriano fece ricreare, in piccole e perfette proporzioni, una domus romana, con tanto di terme; la tradizione vuole che l'Imperatore si ritirasse qui quando voleva stare solo e dedicarsi all'otium, ovvero allo studio delle stelle, della filosofia, della letteratura: faceva ritirare i due ponti levatoi dall'anello d'acqua e rimaneva completamente isolato, con se stesso e i propri interessi. Del Teatro Marittimo colpisce la grande eleganza delle proporzioni, la perfezione estetica delle colonne, del porticato, dell'isola. Davvero un compendio originale della sapienza di Roma.

Usciti dal Teatro Marittimo, si succedono una serie di sale dalla funzione sconosciuta, ma dal grande fascino architettonico: tra queste colpisce l'attenzione soprattutto la Sala dei Pilastri Dorici (non si sa se fu davvero una Sala, coperta, o un cortile, all'aperto, ma la perfezione delle sue strutture murarie, come quella delle sale adiacenti è la cosa che importa di più).

Si arriva finalmente alla Piazza d'Oro uno dei padiglioni più importanti della Villa e dell'intera romanità, testimonianza della sicurezza e delle conoscenze dell'architettura romana. Era formato da un grande giardino rettangolare, con vasca al centro, parallela al lato lungo; sul lato meridionale, ci sono i resti di un grandioso edificio che aveva al centro una sala ottagonale, molto probabilmente coperta, i cui giochi di linee concave e convesse creano prospettive con i giochi d'acqua delle fontane, danno leggerezza all'ambiente e testimoniano la padronanza romana della linea curva. La Piazza d'Oro era un complesso riccamente decorato con mosaici, statue, marmi, probabilmente più che nel resto della villa, già sfarzosamente arredata; è da qui che arrivano numerose opere d'arte ospitate nei musei di mezzo mondo. Il sito archeologico non rende la grande bellezza e il grande valore estetico che la sala ottagonale, con le sue colonne di marmo che si aprivano sugli ambienti laterali, anch'essi eterei e colonnati, regalava ai suoi ospiti. Per eleganza e lusso, si ritiene che la Piazza d'Oro sia stata uno dei complessi della Villa riservati alle feste e al ricevimento degli ospiti più importanti.

Dalla Piazza d'Oro si ritorna indietro, per trovare una sequenza di sale che riportano verso il Pecile: l'Edificio con Peschiera (la Residenza vera e propria dell'imperatore?), il Ninfeo-Stadio (un triclinio estivo, abbellito da giardini e giochi d'acqua?) e la Sala con Tre Esedre (l'atrium alla residenza imperiale?). Sono tutti padiglioni di cui si ignora la funzione, ma di cui si ammira, ancora una volta, nonostante siano rimasti solo i resti, la composizione architettonica, la muratura perfettamente eseguita, il senso del bello, la capacità di adattamento degli architetti romani all'andamento del terreno e ai suoi dislivelli. Questo complesso di edifici si trova al centro della Villa, unito al Pecile e alle Terme, e, attraverso gallerie sotterranee al Teatro Marittimo, per cui è facile identificarlo con gli appartamenti privati di Adriano. La teoria è appoggiata anche dalla vicinanza alle Piccole e Grandi Terme; come dice il loro nome, si tratta di due edifici riservati alle terme, dotati di tutti gli ambienti necessari per il ciclo dei bagni (in entrambi i casi sono visibili anche gli spazi sotterranei, attraverso i quali passava l'aria calda, sostenuti da piccoli pilastrini di laterizi). Le dimensioni e le decorazioni fanno pensare che le Piccole Terme fossero riservate al personale della Villa e quelle Grandi agli ospiti dell'imperatore. Dovete immaginare tutti gli spazi della villa con pareti di marmo (in molti casi sono visibili ancora i fori per le grappe di sostegno delle lastre di marmo), coperture e pavimenti di mosaico o riccamente affrescati, decorati da statue, fontane, giochi d'acqua che chiudevano le prospettive, tra agili colonne di marmo, elegantemente slanciate.

Ho lasciato per ultimo lo spazio della Villa che più amo e che probabilmente più ha influenzato il senso del bello nei secoli successivi, dal Rinascimento in poi: il Canopo. Si tratta di un lungo canale d'acqua, inserito in una piccola valle appositamente creata e chiuso su un lato da un edificio absidato, tradizionalmente identificato con un Serapeion. La tradizione vuole che il Canopo riproduca il canale egizio che collegava Alessandria con Canopo, in cui si trovava un famoso tempio di Serapide. Escluso che la funzione del Canopo adrianeo fosse religiosa, escluso anche che fosse dedicato all'amatissimo Antinoo, morto in Egitto, sebbene la teoria sia romantica, si pensa che il Serapeion della Villa fosse una sorta di triclinio estivo, in cui l'imperatore riceveva i suoi ospiti, deliziandoli con questo canale fiancheggiato da cariatidi e da un colonnato di architravi ad arco alternati ad architravi rettilinei, e abbellito da statue di divinità, che poi hanno profondamente influenzato il senso dell'eleganza dell'Occidente.

Per me, questi sono i padiglioni essenziali di Villa Adriana: vedi il Teatro Marittimo e il Canopo, fermati di tanto in tanto ad ammirare la perfezione dell'opus delle pareti rimaste in piedi e ripensa al senso del bello che l'Occidente deve a Roma.

Le foto del Pecile, del Teatro Marittimo, della Piazza d'Oro e del Canopo, appartengono al sito ufficiale di Villa Adrianawww.villaadriana.beniculturali.it, in cui potete trovare tutte le informazioni pratiche per organizzare la vostra visita alla Villa.

Perché:
- è a pochi km da Roma ed è un'ottima escursione se si passa qualche giorno nella capitale
- è la più importante villa di età imperiale giunta a noi, residenza privata di un imperatore
- è la sintesi più completa, in un solo posto, della sapienza dell'architettura romana
- è indispensabile per chi vuole sapere qualcosa di più della cultura romana

Orari:
9-17 dal 2 gennaio al 31 gennaio; 9-18 dal 1 febbraio al 29 febbraio; 9–18.30 dal 1 marzo all'ultimo sabato di marzo; 9–19 dall'ultima domenica di marzo al 30 aprile; 9–19.30 dal 1 maggio al 31 agosto; 9–19 dal 1 settembre al 30 settembre; 9–18.30 dal 1 ottobre all'ultimo sabato di ottobre; 9-17 dall'ultima domenica di ottobre al 31 dicembre; la biglietteria chiude un'ora e mezza prima della chiusura.

Prezzi:
Biglietto intero € 8.00, ridotto € 4.00. In occasione della mostra temporanea annuale, che si svolge solitamente nel periodo da aprile ad ottobre, il biglietto ha un costo di  € 11,00 intero, ridotto € 7,00

Dove:
A Tivoli, a una trentina di chilometri da Roma




mercoledì 24 settembre 2014

Hallerbos: il fascino magico del fiabesco bosco del Belgio

E' stato vedere una foto su Twitter, innamorarmi e aggiungere Hallerbos nella personale wishlist (e nel viaggio in preparazione in Belgio, tra la valle della Mosa e Bruges).

Ogni primavera l'Hallerbos, nei pressi della cittadina belga di Halle, una ventina di km a sud di Bruxelles, diventa un bosco fiabesco, grazie alla fioritura di narcisi e giacinti selvatici. Un vero e proprio tappeto blu, che cambia tonalità grazie alle prospettive e ai giochi della luce che filtra nel sottobosco, accoglie i visitatori, portandoli in un'atmosfera davvero magica. L'Hallerbos richiama moltissimi turisti ogni primavera ed è relativamente facile da raggiungere, anche con il trasporto pubblico. La cittadina di Halle, al cui territorio appartiene, è a poco meno di 20 km da Bruxelles; dalla sua stazione si può raggiungere il bosco con l'autobus della linea 114 (bisogna scendere alla fermataVlasmarktdreef, gli orari e le info su www.infotec.be).

All'interno del bosco ci sono poi itinerari segnalati, anche per persone a mobilità limitata; a distanza regolare ci sono panchine e tavoli per pic nic.

Il sito web hallerbos.be, in fiammingo e in inglese, fornisce molte informazioni utili per organizzare la visita al bosco, compresa anche la lista degli alberghi di Halle, in cui eventualmente dormire; stuzzica anche con una magnifica galleria fotografica sulla fioritura primaverile. Davvero difficile resistere alla magia di questo bosco belga.



lunedì 22 settembre 2014

10 cose che i barcellonesi amano fare a Barcellona

Barcellona che non ne può più dei turisti maleducati, Barcellona che il turismo identifica soprattutto con Antoni Gaudí e con il Camp Nou, il mitico stadio del Barça, Barcellona che, grazie ai voli low cost è a meno di due ore di volo dall'Italia. Ma qual è la Barcellona amata dai barcellonesi, quella che tengono per sé e che tende a sfuggire al turismo da weekend?

BuzzFeed e British Airways ne hanno parlato con i barcellonesi e hanno stilato la lista delle 20 cose più amate da chi vive a Barcellona. Ecco le prime 10 in italiano, le altre 10, in inglese, su buzzfeed.com

1 Prendere un autobus fino al Parc Güell
Disegnato da Antoni Gaudí, il Parc, sulle alture di Barcellona, è caratterizzato da originali mosaici, statue ed edifici nel più puro stile gaudiano.
2 Prendere un caffè nella Plaça de la Concòrdia
E' una piccola piazza nella zona Les Corts, considerata una gemma nascosta dai locali, è definita da BuzzFeed "un piccolo angolo zen lontano dalla frenesia della città". Il consiglio è di prendere un caffè al Fragments Café
3 Visitare il mercato di Sant Antoni la domenica mattina
Perché visitare il popolare mercato di domenica mattina?! Perché "sarà meravigliosamente senza turisti" e si potranno cercare piccoli tesori introvabili e vintage tra poster, fumetti, libri, monete.
4 Mangiare un gelato da Tomo II
E' tutto quello che cercate in una gelateria, buona qualità, varietà di gusti, prezzi ragionevoli e porzioni generose! Consigliate la vaniglia e la crema catalana
5 Andare in bicicletta
Non c'è niente che piaccia di più ai barcellonesi che girare la propria città in bicicletta e ci sono vari tour che aiutano i turisti a conoscere meglio BCN in bici.
6 Ballare tutta la notte al Magic
Il Magic è un piccolo e delizioso rock club, piuttosto amato dai barcellonesi, con drinks a prezzi ragionevoli, un repertorio che spazia tra i decenni del rock e, in occasione di eventi e serate speciali, con ingresso e drink gratis prima di mezzanotte
7 Evitare le Ramblas
Le Ramblas sono il cruccio dei barcellonesi: sono così invase dal turismo che hanno perso la propria identità e i barcellonesi non le riconoscono più. Di più, le evitano e preferiscono le aree vicine, il Passeig de Gràcia, in primis.
8 Bere un drink e mangiare le deliziose insalate al Nakupneda
Nome esotico (in swahili significa ti amo) per un locale noto per le sue insalate esotiche e i suoi vari tipi di caffè. La terrazza è un punto d'osservazione molto apprezzato
9 Comprare i biscotti delle suore di Caelum
Comprare i dolci dalle suore è una tradizione che si ritrova in tutta la Spagna. A Barcellona il punto di riferimento è Caelum. Il prezzo è un po' più alto rispetto a quello dei dolci delle pasticcerie, ma c'è il valore aggiunto della produzione artigianale delle suore.
10 Evitare le spiagge affollate di Barceloneta
Anche questo è un must barcellonese: le spiagge cittadine sono frequentate soprattutto dai turisti. I barcellonesi preferiscono raggiungere le vicine Sitges e Selva de Mar (il trasporto pubblico ci arriva comodamente).



Alba a tempo di rap: i tour guidati per la Fiera del Tartufo

Con l'autunno arriva per Alba, in provincia di Cuneo, la stagione turistica più importante. Dall'11 ottobre al 16 novembre 2014, la cittadina piemontese ospiterà l'84° Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba una delle più importanti manifestazioni mondiali legate al celebre fungo. E tra le proposte turistiche in preparazione ce n'è una davvero curiosa: avreste mai immaginato di visitare la millenaria città delle Langhe a tempo di rap?

L'idea degli Alba Rap Tour appartiene al progetto AcrossalbA, che intende far conoscere i valori culturali propri e dell'ambiente circostante con un linguaggio contemporaneo, che va dalle nuove tecnologie alla musica, dalla street-art alla danza. Gli itinerari proposti dagli Alba Rap Tour sono due, il primo è legato ad Alba Pompeia, la città romana di cui si conservano i resti, il secondo alle testimonianze del vivace Medioevo albese. Il centro storico cittadino visitato a tempo di rap, in un modo decisamente innovativo: le guide turistiche sono affiancate da un rapper, che racconterà la città e la sua storia a tempo di rap, sottolineando l'importanza del passato e delle tradizioni nel nostro stile di vita.

Gli Alba Rap Tour partiranno ogni ora, dalle 16 alle 19, ogni venerdì pomeriggio, dal 10 al 31 ottobre e sabato 8 e domenica 9 novembre, da piazza del Risorgimento, davanti all'Ufficio Turistico. Per informazioni e prenotazioni, Turismo in Langa info@turismoinlanga.it, telefono 0173 364030.

A lanciare l'originale proposta c'è anche un video, che porta immediatamente nello spirito dei Rap Tour e nel loro desiderio di condividere Alba con un linguaggio contemporaneo.




giovedì 18 settembre 2014

SuI ponte Øresund, che ha cambiato la mentalità di Copenhagen e di Malmö

Una volta, in Spagna, una svedese mi ha detto, tra il serio e il faceto, che il ponte Øresund aveva cambiato una delle idiosincrasie del suo Paese. Pur essendo parte della penisola scandinava, la Svezia si è sempre sentita come un'isola: "Prima del ponte dovevamo sempre prendere l'aereo o la nave, per andare da qualunque parte, come se fossimo un'isola. Il mare era il nostro sbarramento". La geografia, giurava la bionda nordica, aumentava il senso di isolamento nel Nord.

Poi è arrivato il ponte Øresund, con i suoi due piani, uno per i veicoli e l'altro, sottostante, per i treni. E gli svedesi non si sentono più un'isola e possono raggiungere l'Europa continentale, tutte le volte che vogliono. Avreste mai pensato a quanto un ponte può cambiare l'idiosincrasia di un popolo? Prima di quella conversazione non mi sarebbe venuto in mente. Ho sempre avuto curiosità per il ponte Øresund e ne ho ancora di più da quando ho visto la prima stagione di Bron/Broen, la bellissima serie tv svezio-danese di cui è uno dei protagonisti principali.

Sin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 2000, per mano di re Carl Gustav di Svezia e della regina Margrethe di Danimarca, il ponte è diventato una delle principali attrazioni turistiche dell'area. Da Copenhagen gli autobus che portano verso Malmö e Lund sono utilizzati anche dai turisti. Sconsigliato il treno: con la ferrovia posta sotto il piano autostradale,non si vede la struttura del ponte. Gli orari degli autobus che collegano Danimarca e Svezia, con relativi prezzi dei biglietti, li trovate su www.graahundbus.dk (qui la linea 999, che va fino a Malmö e a Lund, e qui la linea 866, che arriva a Ystad-Rønne; la pagina è in danese, ma se utilizzate translate.google.com, si capisce abbastanza bene); le tariffe per attraversare il ponte con le auto, sono sul sito ufficiale oresundsbron.com.

Progettato negli anni '90, realizzato in soli cinque anni, il ponte Øresund ha posto ai suoi costruttori alcune delle più affascinanti sfide ingegneristiche affrontate in Europa. Lo stretto di Øresund, che separa Copenhagen da Malmö, è largo 16 km; all'inizio si era pensato di realizzare un ponte così lungo, ma, la presenza dell'aeroporto di Copenhagen, poco più a sud, e il pericolo che i piloni di sostegno avrebbero rappresentato per gli aerei, hanno spinto a un cambio radicale del progetto. Il primo segmento del collegamento, realizzato dalla Danimarca, è un tunnel, costruito in fondo al mare. La galleria è stata realizzata in 20 segmenti, ciascuno dei quali lungo 175 metri, largo 38, alto 8,5, con 2 tunnel per le auto, 2 per i treni e 1 per le uscite d'emergenza; ogni segmento ha la superficie di due campi di calcio, è alto come un edificio di 3 piani e pesa 55 milioni di kg: impossibile muoverlo con le macchine fino a oggi costruite, per cui è stato spostato e portato in posizione grazie a un complesso sistema di galleggiamento e poi fatto affondare lentamente.

Come portare i veicoli dal fondo del mare fino ai 60 metri di altezza del ponte, necessari per permettere il passaggio delle navi? E dove appoggiare un ponte alto 60 metri dai fondali marini? La risposta a entrambe le domande è stata la creazione di un'isola artificiale, su cui far arrivare le auto dal tunnel e da cui far prendere slancio al ponte. Un ponte che è stato disegnato con un concorso internazionale di idee, che ha proposto anche una struttura sostenuta dall'arco più grande del mondo (escluso perché nella parte bassa dell'arco, lo spazio per le barche decresce fino a sparire, con il rischio che se un'imbarcazione si fosse avvicinata troppo avrebbe potuto avere un incidente dalle conseguenze drammatiche) e un ponte sospeso (escluso perché sarebbe stato troppo flessibile per i treni, creando problemi di stabilità). Si è così scelto il ponte con tiranti, con piloni di sostegno alti 204 metri, grazie ai quali è una delle costruzioni in cemento armato più alte di Svezia. Sull'Øresund passano oggi oltre 72mila persone al giorno, oltre 26 milioni all'anno.

Non è solo il passaggio di tante persone e merci, che hanno avvicinato la Svezia e la Danimarca, è il cambiamento di mentalità di danesi e svedesi la parte più affascinante del ponte. Non solo è stata necessaria una profonda collaborazione e una grande volontà di integrazione durante la costruzione (Svezia e Danimarca sono molto diverse nella vita quotidiana: i loro treni girano su sensi inversi, gli attacchi dei sistemi anti-incendio sono diversi, il voltaggio elettrico è diverso... immaginate integrarli, durante la costruzione del ponte, affinché tutto funzionasse perfettamente), ma l'Øresund ha dato a Copenhagen quelle case a basso costo di cui aveva bisogno e ha dato a Malmö gli sbocchi occupazionali che le erano necessari: centinaia di danesi vivono oggi sulle coste della Scania, centinaia di svedesi sono pendolari di Copenhagen. "Siamo cittadini dell'Øresund" dicono in tanti adesso, senza rinunciare alla propria identità nazionale.

Un bell'articolo di Expressen, uscito in occasione dei 10 anni dell'Øresund, racconta i cambi di stile di vita che il ponte ha portato con sé in Scandinavia. Lo trovate in italiano su voxeurop.eu: si può resistere al fascino, non solo paesaggistico e architettonico, di questo ponte?

Da youtube, un video, per percorrere, anche da lontano, il ponte di Øresund e il tunnel



mercoledì 17 settembre 2014

Dimensioni e peso dei bagagli a mano per le compagnie aeree in Europa

Ammettiamolo, spesso il controllo del bagaglio a mano, in aeroporto, può causare una certa ansia. Le dimensioni, il peso e il contenuto del bagaglio, la tolleranza della compagnia aerea (che dipende tanto dalla persona incaricata al gate... mai successo che il bagaglio rifiutato all'andata sia stato accettato al ritorno?)... non sappiamo mai se filerà tutto liscio.

Ogni compagnia aerea ha regole proprie e, a volte, come ha fatto recentemente Ryanair, le cambia. Ecco, dunque, una sorta di vademecum da tenere a mente, al momento di preparare il bagaglio. Con una curiosità: la compagnia aerea più permissiva, soprattutto con il peso, è la spagnola Iberia, le più rigide sono le britanniche Thomas Cook.

Compagnia aerea Dimensioni bagaglio Peso consentito
Air Berlin 55x40x20 8 kg
(10 kg con notebook)
Air France 55x35x25 12 kg
Alitalia 55x35x25 8 kg
British Airways 56x45x20 23 kg
Easyjet 50x40x20
ammesso anche 56x45x25
No limite
Flybe 56x45x20 10 kg
German Wings 55x40x20 8 kg
Iberia 56x45x20 No limite
Jet 2 56x45x20 10 kg
KLM
55x35x25
12 kg
Lufthansa:
55x40 x23
8 kg
Monarch 55x40x23 10 kg
Norwegian 56x45x20 10 kg
Ryanair 55x40x20 10 kg
Scandinavian (SAS)
55x40x23
8 kg
Thomas Cook 55x40x20 5 kg
Thomson 55x40x20 5 kg
Virgin Atlantic 55x35x25 10 kg


martedì 16 settembre 2014

5 cose da rifare a Parigi

Vi è mai capitato di tornare a visitare una città e di ritornare in certi posti e rifare certe cose, come per riappropriarvene e sentirla di nuovo vostra, così come la ricordavate e l'avete amata?

Queste sono le 5 cose che mi piace ripetere a Parigi.


Un saluto a Notre Dame
Non so se sono le reminiscenze letterarie, la passione per l'architettura gotica, le implicazioni storiche, culturali e personali, ma gira e rigira, a Parigi riesco sempre a finire davanti a Notre Dame. Si potrebbe dire che ho la certezza di essere di nuovo a Parigi, quando, arrivando dalla Rue de la Cité, mi appaiono davanti le torri della Cattedrale. Poi ok, è il turno dei re di Francia, di Esmeralda e Quasimodo, di Napoleone e di un millennio di storia, fino a quando entro dentro e vedo lei, la piccola e dorata Notre Dame, in mezzo a una folla di turisti. Allora sì, sento di essere davvero tornata a Parigi. Una volta mi è capitato di assistere a un concerto, che si perdeva nelle sue volte a ogiva ed è stato indimenticabile.


Una passeggiata tra i librai della Senna
Succede sempre che passo a trovarli sotto il cielo grigio e carico di pioggia, non so perché (ma, del resto, si è mai stati a Parigi senza trovare almeno un pomeriggio di pioggia? E che Parigi sarebbe, se non piovesse almeno una volta durante il proprio soggiorno?) Su entrambe le rive della Senna, di fronte all'Ile de France, fino ai ponti che arrivano più o meno all'altezza del Louvre, ci sono gli antichi librai, i bouquinistes, che offrono libri d'epoca, fumetti, fotografie antiche; ci sono appassionati che passano ore scartabellando tra libri e fumetti, in cerca di chissà quale tesoro e sono uno spettacolo nello spettacolo. Quando poi i bouquinistes chiudono, rimangono piccole postazioni, come grandi scatole di legno, che guardano alla Senna e la rendono più parigina.
La foto, da parigi.it.


Risalire a piedi da Place de la Concorde a Montmartre
Sembra una follia, ma non lo è. Da place de la Concorde alla chiesa de la Madeleine e da lì fino al Teatro dell'Opera, nelle vie più animate di Parigi, fermandosi a guardare vetrine, prospettive e architetture. E poi da lì un saluto alla Galleria Lafayette e ancora su, attraverso la Rue Lafayette, fino alla Rue de Martyrs e alle pendici di Montmartre, per salire fino alla chiesa e guardare Parigi dall'alto, riconoscere i grattacieli e sentire di nuovo, che sì, si è davvero tornati a Parigi. E' una lunga e piacevole passeggiata (in salita, d'accordo!), nel cuore della capitale francese, se ne sente il palpito, se ne respira la vivacità, se ne apprezza il fascino eterno dei boulevard e dell'architettura, se ne vede l'anima, al di là del glamour del Lungosenna.


Una crociera in battello
Non sono economiche, è vero, ormai si aggirano intorno ai 13-15 euro, secondo compagnie e tragitto, ma sono davvero irresistibili. O è Parigi che è irresistibile, vista dal suo fiume. Tutte le compagnie offrono crociere con cene o pranzi, notturne o diurne, dipende un po' dai gusti e dalle esigenze. A me piace navigare lungo la Senna nelle giornate grigie del primo autunno, trovo che Parigi sia più Parigi con quei colori, è avvolta in una malinconia dolce e piacevole, che il fiume esalta. Rivedere le architetture nordiche della Rive Gauche, innamorarsi tutte le volte del Ponte Alessandro III, sorridere alle torri di Notre Dame e poi, al ritorno, la Tour Eiffel che inizia a illuminarsi. Parigi, a volte, non ha prezzo.
La foto da reservation.parisinfo.com


Una domenica mattina a Saint Eustache e Les Halles
Sarà che ho scoperto questa chiesa deliziosa, per me una delle più belle di Parigi, in una domenica mattina e non mi immagino di vederla in altri giorni. Le sue vetrate luminosissime, lo slancio gotico delle sue navate, la sua facciata neoclassica, in contrasto con le guglie e i contrafforti dell'architettura gotica. Mi piace anche l'associazione tra la chiesa e Les Halles, che racconta il millenario rapporto tra la religione e i mercati (I pilastri della terra insegna: non esiste cattedrale senza mercato!), che parla anche del rapporto tra la chiesa e la serenità e ci sono poche cose che a Parigi danno maggiore serenità di una passeggiata nei giardini delle Halles e di alzare lo sguardo e vedere l'architettura gotica di Saint Eustache.

lunedì 15 settembre 2014

Londra e il Colosseo, città e location preferite per un selfie

Non esiste viaggio senza fotografie e senza selfie, senza autoritratto davanti ai monumenti più famosi, da pubblicare puntualmente nelle reti sociali. Il sito suggestme.com si è preso la briga di analizzare le fotografie apparse in oltre 6 milioni di messaggi nelle reti sociali, da Twitter a Facebook a Instagram, solo per citare le più importanti, e stabilire quali sono le città e i monumenti più amati per scattare un selfie. E l'Europa la fa da padrona, con Roma che fa la sua bella figura.

La città preferita per scattare un selfie è senza dubbio Londra, che si accaparra il 14% del totale; la seguono New York, (11,6%), Amsterdam (9,8%), Parigi (9,8%), Barcellona (9,35%), Berlino (7,1%), Roma (6,6%), Istanbul (4,9%), Sydney (4,2%) e Atene (4,2%). Le capitali europee, dunque, battono tutti, con la sola resistenza di New York e Sydney. Ma per noi italiani la maggior soddisfazione arriva dal monumento prediletto per scattarsi un selfie e pubblicarlo nei social: è il Colosseo, che si lascia alle spalle (non ci sono le percentuali) la parigina Tour Eiffel, i londinesi Big Ben, London Eye, Times Square e Buckingham Palace (è o non è Londra la città preferita per i selfie?!), i newyorkesi Statua della Libertà ed Empire State Building, il londinese (ancora!) Tower Bridge e la berlinese Porta di Brandeburgo.

Per curiosità, a Roma ci si fotografa di più davanti al Colosseo, al Pantheon e alla Fontana di Trevi, ad Amstedam al Rijksmuseum, al Museo di van Gogh e a quello di Madame Tussauds, a Barcellona in spiaggia, davanti alla Sagrada Familia e nel Camp Nou; per Berlino si preferiscono, oltre alla Porta di Brandeburgo, quello che resta del Muro e Alexanderplatz. Poche le eccezioni al turismo di massa, anche nella scelta dei luoghi per i selfie.


Quattro giorni a Firenze: le cose da vedere, tra monumenti e passeggiate

Dicono che la Sindrome di Stendhal sia un senso di stordimento e malessere che prende davanti a tanta bellezza d'arte e cultura. Una cosa del genere l'ho provata nelle mie prime ore a Firenze, lo scorso febbraio. Non è stato tanto davanti alla bellezza, indubitabile, della città, quanto davanti all'idea che c'è stato un tempo in cui la persona meno importante che passeggiava per le sue strade si chiamava Dante Alighieri o Michelangelo Buonarroti... Che città straordinaria!

 

Quattro giorni a Firenze sono volati, in un febbraio che non ne voleva sapere di lasciar perdere la pioggia. Probabilmente l'inverno è una grande stagione per visitare la città: il grigio del cielo, che fa risaltare i tetti rossi dalla balconata sulla cupola del Brunelleschi; i colori caldi degli edifici, che finiscono direttamente nell'Arno; gli squarci di sereno, che illuminano all'improvviso il cielo di San Lorenzo. Lascia bei ricordi, anche l'inverno.

 

Quando si arriva a Firenze, la prima cosa che si vuole fare, inevitabilmente, è visitare il magnifico complesso monumentale di piazza del Duomo (Duomo, Cupola, Campanile, Battistero). E' comprensibile, Firenze è la Cupola del Brunelleschi, vista in ogni cartolina e in ogni film. Per visitare i monumenti c'è un unico biglietto, che costa 10 euro, vale 24 ore dal momento in cui si entra nel primo monumento e dà diritto di entrare una sola volta in ogni edificio; poter suddividere le visite in vari momenti della giornata è un gran vantaggio (le info per la visita, gli orari e i biglietti). Non fate però un errore che può risultare fatale: resistete alla tentazione di salire subito sulla Cupola. Sono circa 490 scalini e se siete fuori forma, potreste risentire della stanchezza nei giorni successivi, quando passeggerete per Firenze. All'ingresso avvertono che la salita non è consigliabile a cardiopatici e a cluastrofobici; il cammino è lunghissimo, alleviato dal panorama su Firenze che di tanto in tanto si apre; a metà strada si passa nella terrazza interna della cupola e si ha una vista grandiosa del Duomo, sottostante, e degli affreschi della copertura; poi si riprende a salire, in spazi angusti, con pareti umide e con la fatica che mano a mano si fa sentire. Arrivati alla balconata della lanterna, il panorama lascia senza fiato: i tetti rossi, i campanili, la collina di Fiesole con i cipressi, Valdarno e San Miniato, è tutto lì a portata di mano.



Piazza del Duomo è l'ombelico di Firenze, gira e rigira si finisce sempre lì. Se prendete via Roma arrivate poi in piazza della Signoria, l'altra grande piazza fiorentina. Prima, però, passerete per piazza della Repubblica, in cui ci sono una giostra antica, che sembra appena uscita da una fiaba, e numerosi locali. Sulla piazza si affaccia anche la Rinascente, che a un turista interessa soprattutto perché all'ultimo piano c'è il bar, dotato di una straordinaria terrazza con vista sui tetti della città e sulla Cupola del Duomo. Si mangia abbastanza bene, a buon prezzo e davanti a un panorama invidiabile: il personale è gentile, consapevole del fascino della terrazza e paziente a ogni foto e ogni esclamazione d'ammirazione. Per mangiare, Firenze è molto meno cara di quanto avessi immaginato. In centro, tra piazza del Duomo e piazza della Signoria, ci sono numerosi locali in cui si può mangiare a buon prezzo; lo street-food è saporito e vario. Il lampredotto fiorentino è famosissimo, ma, non essendo amante delle interiora, non l'ho provato (però era frequentatissimo un chiosco davanti al Mercato Nuovo, nei pressi di piazza della Signoria); mi sono buttata soprattutto sulla schiacciata (buonissima e con numerosi condimenti per farcirla, in Borgo degli Albizi), sulle cene al Ristorante Gustoleo di via del Proconsolo (cucina casereccia e saporita a buon prezzo): consigliabili anche le crepes alla cioccolata di Venchi, in via Calimala, e la cioccolata calda della Milkeria di Borgo degli Albizi (cioccolato piemontese di Gobino, che orgoglio!), con tortini e croissant vari, ottimi per colazione e merenda.

 
 

Risolto il problema gastronomico, rimane da scoprire Firenze. In piazza della Signoria, mi sono innamorata del David di Michelangelo (una copia, l'originale è nella Galleria dell'Accademia, in via Ricasoli 58-60, info su orari e prezzi, non perdetela!), dello straordinario cortile medievale del Palazzo della Signoria, dell'imponenza di Palazzo Vecchio. Per entrare nella Galleria degli Uffizi ho impiegato qualche giorno (odio le code e, piuttosto, non entro nei Musei), ne ho approfittato per passare chissà quante volte su Ponte Vecchio, tra turisti giapponesi e signore nordiche che guardavano speranzose le vetrine delle gioiellerie, per salire su fino a Palazzo Pitti e ai Giardini di Boboli (amo il piazzale davanti al Palazzo!) e scoprire che la parte che più ho amato di Firenze, in fondo, è proprio su questa riva dell'Arno. Le strade di Valdarno, con le loro vetrine di artigiani e antiquari, le magnifiche facciate toscane degli edifici, così medievali e così aristocratiche, la bella passeggiata (ancora salite e scale, dopo la Cupola!) fino a San Miniato, la chiesa più bella di Firenze (andateci a piedi, dal Ponte Vecchio sono circa 20 minuti di passeggiata!), il Lungarno che si infila in via de' Baldi. Alla Galleria degli Uffizi sono entrata di ritorno da una delle passeggiate in Valdarno: non c'erano code, non c'era nessuno alle biglietterie, sono entrata titubante e incredula, mi hanno fatto un controllo veloce alla borsa, ho fatto il biglietto (6,5 euro) e la Venere e la Primavera di Botticelli sono state tutte per me, insieme a tutti i capolavori che la Galleria custodisce (info su tariffe e orari, sul sito www.polomuseale.firenze.it).


 

Intorno a piazza della Signoria e a piazza del Duomo ci sono le tre chiese che considero sia indispensabile vedere a Firenze: Santa Croce, con la Cappella dei Pazzi (ingresso 6 euro, info su visite, biglietti e orari), Santa Maria Novella, con il suo chiostro (ingresso 5 euro, info su visita, biglietti e orari), e San Lorenzo, la chiesa che più ho amato, con le Cappelle Medicee (che io non ho visto perché c'erano in corso restauri e non mi assicuravano che fossero visibili le tombe di Lorenzo e Giuliano; l'ingresso alla chiesa, alla Biblioteca Laurenziana e al chiostro costa 6 euro, per la chiesa comprende un ottimo apparato multimediale, che aiuta ad approfondire la visita; l'ingresso alle Cappelle Medicee costa 6 euro, qui le info; non c'è biglietteria unica...).

 
 

Il resto sono passeggiate, magnifiche, dietro le due piazze principali, in via degli Strozzi, in via de' Tornabuoni, in via dei Servi, in via degli Alfani,in via de' Benci e via dei Tintori, sempre con il naso all'insù, per scoprire gli splendidi palazzi dei Medici, degli Strozzi, l'Ospedale degli Innocenti, la chiesa di Orsanmichele (che bella!), gli scorci medievali e massicci del bugnato e dei tetti, la Cupola del Duomo che sbuca a sorpresa a chiudere le prospettive e a dare l'orientamento. Non se ne ha mai abbastanza, di Firenze.